La popolazione mondiale, con il miglioramento della vita e l’avanzamento della medicina e delle tecnologie legate alla salute, sta invecchiando: questo significa che, accompagnata all’aumento della durata della vita media, esiste anche la realtà delle malattie croniche, invalidanti o tipiche dell’età anziana.
Statisticamente, si può rilevare una maggior prevalenza di disturbi psichiatrici via via che aumenta l’età della popolazione: si reputa infatti che nelle persone con più di 80 anni essa possa arrivare al 44% (Gilbert e Rossi, 2009).
Di conseguenza, anche le popolazioni delle RSA sono spesso ampiamente costituite da soggetti che presentano disturbi di tipo psicologico o emotivo, spesso (ma non sempre) anche legato a malattie degenerative come la demenza di Alzheimer.
Il numero di soggetti in RSA con concomitanza tra demenze e disturbi psichiatrici in letteratura è descritto con variabilità estesa, che va dal 20 al 90%, mentre per quanto riguarda il disturbo psichiatrico senza comorbidità sembra esserci una prevalenza nei soggetti dai 65 anni in su del 9,8% (Panigati et al., 2013).