Contenzione nelle residenze per persone fragili: protezione o abuso?
Come potremmo evolvere per superare lo stato di necessità anche in considerazione delle esperienze maturate nella pandemia da Covid 19. La contenzione, questa sconosciuta.
La contenzione è tutt’ora una pratica diffusa nelle strutture che si occupano di persone fragili. Nonostante ci sia un’ampia letteratura internazionale ed evidenziare che essa è altamente disabilitante, spesso viene utilizzata nell’intento di ridurre il rischio di cadute. In realtà essa non solo non ne riduce il rischio, ma si associa spesso ad un aumento della traumatologia, prodotto dal tentativo della persona oggetto della contenzione di liberarsi. La contenzione si intreccia con pratiche assistenziali che costituiscono un retaggio della cultura prestazionale, centrata sull’organo e sulla patologia e non sempre sulla persona.
Eliminare la contenzione è una battaglia di buon senso oltre ad un dovere etico e legale.
Il corso si propone l’obiettivo di far conoscere la normativa attuale e condividere delle esperienze che dimostrino che non contenere è possibile. Inoltre è da considerare che la pandemia da Covid 19 ne ha giustificato e imposto l’utilizzo, facendo riferimento allo stato di necessità.
I residenti delle strutture in quanto soggetti fragili sono stati sottoposti a misure restrittive indispensabili per evitare il contagio, prima fra tutte l’isolamento, che ha comportato la segregazione anche per molti mesi.
Una volta superato lo stato di necessità, per non rischiare di trasformare la contenzione in una prassi, dovremmo considerare i fattori che la generano: quelli individuali, investendo sulle competenze, e quelli sistemici, pensando a modelli e approcci alternativi, che rendano possibile ottemperare il dovere di tutela della salute dei residenti da parte degli operatori, mantenendo il rispetto della persona.
I contenuti
Come affrontare il cambiamento
Tutti i comportamenti sono determinati certamente da fattori individuali, ma la spinta preponderante sta della cultura del contesto, che può far degenerare in maniera invisibile anche le migliori organizzazioni.
I fattori di rischio sono molti: eccessiva burocratizzazione dell’organizzazione, la vicinanza/lontananza sia fisica che emotiva, il ruolo di potere reciproco operatore/residente/famiglia/direzione/istituzioni, quella che viene chiamata la psicologia sociale maligna. Per affrontare il cambiamento vòlto alla riduzione della contenzione è indispensabile comprendere queste spinte, ad acquisire gli strumenti per governarle.
Competenze e strumenti utili
E’ certamente necessario affrontare il problema dal punto di vista delle competenze teoriche: definizione di contenzione, la conoscenza della normativa e dei codici deontologici delle professioni sanitarie; ma a queste competenze devono essere affiancati strumenti per agire sulle prassi.
Obiettivi
Il corso ha gli obiettivi di:
1. Fornire nozioni teoriche sulla normativa attuale, sui codici deontologici delle professioni
sanitarie e sulle dinamiche che determinano i comportamenti, correlate alla
gestione della contenzione;
2. Fornire un’analisi sintetica della gestione della pandemia da Covid 19 nelle strutture
residenziali per anziani ed un’ipotesi di modelli futuri;
3. Introdurre una riflessione sui fattori organizzativi e sulla leadership;
4. Indicare alcuni degli strumenti operativi utili alla valutazione, riduzione e gestione degli
ausili rischio di contenzione.
Metodologia
La giornata sarà dedicata nella prima parte prevalentemente ad attività di didattica frontale, nella seconda parte prevede un lavoro di esercitazioni teorico pratiche per l’applicazione di uno strumento, una flow chart decisionale, utile per attivare un percorso di riduzione fino all’abolizione della contenzione nell’assistenza ad Anziani con differente grado di non autosufficienza.
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